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La stella a 8 punte: Ishtar, Inanna e Maria

  • Immagine del redattore: Hekatean J.
    Hekatean J.
  • 23 gen 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 24 gen 2018


di Hekatean J.


La mitologia Sumera ha influenzato massicciamente civiltà posteriori come quelle dei Greci e Babilonesi.

Il termine “Sumero” e tutte le sue accezioni fu coniato dagli Akkadi. L’impero degli Akkadi (esistito dalla seconda metà del III millennio a.C. e che durò per circa 150 anni) fu il primo impero di linguaggio semitico nella Mesopotamia centralizzato nella città di Akkad (nelle attuali zone di Baghdad e Samarra).

Vi fu una simbiosi culturale tra Akkadians e Sumeri. Questi ultimi erano una etnia gia’ presente in Mesopotamia dal 4.000 a.C.

Da rintracciare in questa epoca ed area geografica le origini di divinità femminili quali Ishtar e Inanna.

Ishtar dea della Mesopotamia ( Dea Madre), di lussuria, bellezza, desiderio, fertilità e guerra. Ishtar era sorella gemella del Sole (Samash) e figlia della Luna (Sin).

Nell’antico poema Babilonese “L’Epopea di Gilgamesh” (considerato l’opera letteraria più antica, risalente al 2600/2500 A.C) Ishtar risulta essere Dea dell’amore e della guerra. Dea passionale e spietata coi suoi amanti, che punisce severamente.

Fu venerata da semiti, ittiti, fenici, siriani e penetrò anche nel mondo greco-romano col nome di Astarte (Astarthe).

Senza Ishtar non ci sarebbe desiderio erotico. Il mito racconta che quando la dea scomparse dalla faccia della terra per recarsi agli inferi, né uomini né animali si accoppiarono più.

Trovava come controparti presso i sumeri la dea Inanna. Per cui non sorprende che entrambe le divinità condividano simbologia e caratteristiche simili.

Di entrambe, in rappresentanza simbolica troviamo la stella ad 8 punte ed il pianeta Venere (la stella del mattino).

Dal punto di vista astrologico vi è una chiara spiegazione tra la stella ad 8 punte e Venere.

Uno dei motivi per cui la stella a 8 punte rappresenta Venere è che il pianeta ha un ciclo di 8 anni, in quanto 8 anni terresti corrispondono a 13 anni venusiani. Astronomicamente, ogni otto anni Venere si trova contemporaneamente alla congiuntura inferiore (punto più vicino alla Terra) e alla massima separazione dell’eclittica (il piano di rotazione della Terra). In tali giorni, Venere, caso raro, può essere vista sia al mattino sia alla sera, nello stesso giorno (8 anni x 365 giorni all’anno = 2920- su Venere 13 anni x 224 = 2912). Nell’islam, la stella a 8 punte viene chiamata Rubʿal-Hizb, si presenta come la sovrapposizione di due quadrati a 45 gradi, ed è abbastanza diffusa, viene usata per indicare la fine di ogni capitolo del Corano. Lo stesso simbolo lo si ritrova anche in India con il nome di Stella di Lakshmi, che è considerata la Madre dell’Universo, Devi dell’abbondanza, consorte di Visnu. La Stella del Mattino si identifica con la stessa Stella Polare, o Stella ad otto cuspidi, non astronomicamente, e rappresentando l’ottagono, quindi, ne eredita tutti i sensi simbolici che derivano dal numero otto. Per la sua simmetria centrale è annoverabile tra la cospicua schiera dei “Simboli del Centro”. Per tale motivo, essa riceve l’appellativo “polare”, ad indicare l’idea del “polo”, ossia del Centro del Mondo, ove passa l’Axis Mundi, idea tradizionalmente associata a questi simboli. Non a caso, il simbolo del Centro Sacro per eccellenza, un quadrato regolare in cui sono state tracciate le due diagonali principali e le due mediane, presenta al centro del quadrato una “stella” ad otto punte. La sua versione circolare, la Ruota ad Otto Raggi, compare in Oriente quanto in Occidente, sotto diverse forme: “Ruota della Vita” o “Ruota dei Chakra”. Il Centro Sacro, la Ruota, ma anche la Rosa dei Venti, che viene utilizzata per indicare i punti cardinali, e la Rosa ad Otto Petali sono tutti simboli che si richiamano al medesimo principio fondamentale.

Tornando all’antica Mesopotamia come già detto la stella ad 8 punte è uno dei simboli fondamentali di Ishtar ma non solo, anche delle divinità corrispondenti quali Iside, Afrodite, Venere, Astratte (demonizzata dai cristiani nel mero ruolo di demone Astarot).

Occorre a questo punto soffermarci ancora una volta su quanto il Cristianesimo sia stato eccellente (questo glielo riconosciamo) nel confezionare “falsi d’autore” per i quali la popolazione mondiale ha proiettato le proprie credenze e preghiere, senza sapere in fin dei conti di venerare antiche divinità sumere travestite da Madonne e Santi vari.

I cavalieri templari, prima di essere banditi dal Cristianesimo, avevano una particolare predilezione per il culto della Maddalena e delle Madonne Nere (mutuato dai Monaci Cistercensi, ordine monastico di diritto pontificio istituito in Borgogna). Un classico esempio di Madonna Nera è quella del Santuario di Tindari, in provincia di Messina, ancora oggi fortemente venerata dai fedeli cattolici.

Simbolo emblematico dell’ordine era la Croce delle Beatitudini che altro non era che una stella ad 8 punte (per questo conosciuta anche come Croce delle 8 beatitudini).


Il Cristianesimo ha conseguentemente fatto suo questo simbolo, e nel passaggio dal culto della Dea (la Grande Madre) a quello della Madonna, madre del Cristo, la Stella Polare ha assunto connotazioni mariane.

La Madonna della stella è raffigurata come una madre incoronata che tiene nella mano destra uno scettro la cui punta è formata da una stella ad 8 punte. Sulla sua gambe sinistra invece siede un giovane Gesù bambino (simbolo della fertilità).


Sembra quasi inutile, per chi non vuol proprio sentire o vedere, arrivare alla conclusione che in realtà Maria altro non è che Ishtar, Astarthe, Inanna.

Tornando al numero 8 è interessante ricordare che una delle 8 porte di Babilonia era dedicata a Ishtar.

Al culto di Ishtar il corrispettivo maschile era quello di Tammuz, divinità sumera maschile.

Ishtar possiede un carattere duplice. Non è soltanto la dispensatrice della vita ma anche la distruttrice Come la luna, nel suo periodo crescente tutte le cose si sviluppano, e nella sua fase calante tutte le cose «sono diminuite e rese infime».

Ma questa non è la fine, la luna crescente ritorna di nuovo. La luce subentra all’oscurità anche quando l’oscurità vince la luce. La Dea della Luna appare ancora una volta nella sua fase creativa e benefica. Ishtar, “la via, la vita, la salvezza degli uomini e degli dei; e tuttavia la medesima che è rovina, morte, e distruzione”.

Ishtar regnava, successivamente, su tutti i cicli o mesi lunari dell’anno; e la fertilità dell’anno, tutto ciò che era nato durante i dodici mesi, veniva considerato un suo frutto.

Questa idea era splendidamente espressa nella credenza che suo figlio, Tammuz, era la vegetazione di tutta la terra. Veniva chiamato Urikittu, il Verde.

Nel mito, col sopraggiungere della virilità, diviene il suo amante. Anno dopo. anno, però, essa lo condanna alla morte, e al volgere dell’anno, intorno al tempo del solstizio estivo, egli muore e scende nell’oltretomba. In Mesopotamia, il rigoglio primaverile ha vita molto breve, bruciato dal sole estivo, e per questo la morte di Tammuz non avviene in autunno ma all’inizio dell’estate.

Alla sua morte, la dea, e tutte le donne con lei, prendono il lutto nel mese chiamato con il suo nome, Tammuz.

Il lutto rituale per Tammuz richiama il digiuno annuale dei lamento per la morte di Adone. Il lutto di Afrodite per Adone o di Ishtar per Tammuz è l’origine mitica del digiuno delle lamentazioni, che costituì un rituale di primaria importanza nella religione della Grande Dea. Il Ramadan,una delle cerimonie religiose più importanti- dei maomettani, corrisponde al lutto per la morte di Tammuz.

Così anno per anno, Tammuz periva e discendeva nel mondo infero. Ishtar e tutte le donne prendevano il lutto per lui, e infine essa intraprendeva il pericoloso viaggio nella terra del Non Ritorno, per liberarlo.

Lì, mentre passava davanti a ciascuna delle sei porte che proteggono il luogo le venivano strappati i suoi brillanti gioielli. Ed infine, dopo essere stata privata della sua forza per la perdita dei gioielli, doveva combattere contro sua sorella Allatu per il possesso di Tammuz.

Ishtar è considerata Regina sia degli Inferi che del Cielo e della Terra poiché come Luna essa passa attraverso i Mondi Superiore e Inferiore.

Quando la Signora Ishtar era via negli inferi, sulla terra cadeva una terribile depressione e disperazione. Durante la sua assenza non poteva essere concepito nulla. Né gli uomini, né gli animali, alberi o piante potevano moltiplicarsi, e, cosa ancora peggiore, non lo desideravano neppure. Il mondo intero viene descritto sprofondato in una sorta di inattività senza speranza, in lutto in attesa del suo ritorno. Era soltanto dopo il suo ritorno sulla terra che la fertilità, e anche del desiderio sessuale, poteva ritornare ancora una volta operante.

La seducente dea aveva molti amanti. Era venerata come colei-che accettava-tutto. 

Essendo una dea Ishtar doveva agire secondo la sua natura, e la sua natura è tale che dove essa ama, lì deve darsi. Come la luna, non può mai essere posseduta. È- sempre vergine, coma la “vergine Maria”.

In epoca moderna occorre menzionare senza dubbi Babalon (conosciuta anche come la Donna scarlatta, Dea Madre, e Madre degli abomini) divinità femminile che si ritrova nel sistema mistico di Thelema, ad opera di Aleister Crowley nel suo libro “The Book of Law”. Anche il suo simbolo è la stella ad 8 punte.

 
 
 

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