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Lucifero: Uno, Nessuno, Centomila

  • Immagine del redattore: Hekatean J.
    Hekatean J.
  • 6 dic 2019
  • Tempo di lettura: 5 min


di H. J.


La figura di Lucifero è abbastanza complessa se si va oltre alla comune e popolare concezione di “angelo caduto dal paradiso” ; un eroe romantico e ribelle cacciato dai cieli e atterrato sulla terra per portare conoscenza e liberazione a chi lo sceglie. Tutto bello, tutto affascinante, tutto poetico tra i versi di Milton ed i dipinti di Blake. Vi è altro, molto altro che nella maggior parte dei casi non alberga nelle teste di chi si professa satanista o luciferiano e che si approccia in maniera prettamente simil-cattolica in nome di un dogma assoluto che non prevede studi e approfondimenti. Questo è un ossimoro, in considerazione della simbologia di Lucifero, portatore di luce ovvero conoscenza.

L’analisi occorre indirizzarla ai fatti, alle prove linguistiche e storiche inconfutabili a disprezzo di pensieri e sensazioni personali che vanno bene nella misura in cui rendono felice la sfera privata dell’individuo.

Il tanto discusso verso di Isaia, 14:12 “Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore dei popoli?” marca la sottile e sarcastica ironia dell’autore nei confronti della “caduta” di Sargon II, Re Assiro-Babilonese del sex. VIII a.C. Vi è da dire che altre intepretazioni attribuiscono questo verso in riferimento ad un altro re Babilonese, Nebuchadnezzar. In realtà, questo “astro cadente” altri non è che la figura del re, nell’antichità emblema della scintillante e divina concezione di sovranità. Il verso di Isaia di cui sopra, dell’edizione aggiornata del 2008 della CEI non menziona il principe degli angeli caduti, che in realtà incarna una funzione, un titolo così come Satana o Baal. Non è certamente questa versione Cattolica ad aver influenzato per secoli i più variegati settori filosofici, letterari e artistici riguardo la figura di Lucifero. Occorre tornare indietro nel tempo e analizzare il verso originale scritto in Ebraico Biblico (o classico).


Analizziamo il già citato verso di Isaia 14:12, dal testo originale ebraico:

אֵ֛יךְ נָפַ֥לְתָּ מִשָּׁמַ֖יִם הֵילֵ֣ל בֶּן־שָׁ֑חַר נִגְדַּ֣עְתָּ לָאָ֔רֶץ חֹולֵ֖שׁ עַל־גֹּויִֽם׃

( ’êḵ nāp̄altā miššāmayim hêlêl ben šāḥar niḡda‘tā ā’āreṣ ḥōwlêš ‘al gō-w-yim)


La parola ebraica hêlêl appare solo una volta nella Bibbia Ebraica, utilizzata da Isaia in riferimento al re Assiro-Babilonese Sargon II. L’errore di base che ha contribuito alla nascita del mito di Lucifero come entità indipendente sta nelle successive traduzioni, a partire da quella greca dei settanta (Septuaginta) alle successive Vetus Latina, Latina Vulgata e King James Version (KJV) che han considerato “hêlêl” come individuo piuttosto che un epiteto, un titolo per definire una funzione, quella del re splendente e glorioso degli imperi antichi. Anche un avvertimento, del rischio di rovinare se stessi sfidando la sorte e forzando l’impossibile fino ad ottenere la distruzione della torre di Babele, o il tragico finale di Prometeo. Il concetto di “caduta” di Lucifero, e degli angeli sta alla base dello sviluppo della stregoneria medievale, come vedremo in seguito.

Il termine hêlêl fu tradotto dall’ebraico al greco nella versione dei Settanta (Septuaginta) ad Alessandria d’Egitto tra il III ed il II secolo a.C. Il verso di Isaia in questione sarà tradotto in greco col seguente:


‘πῶς ἐξέπεσεν ἐκ τοῦ οὐρανοῦ ὁ ἑωσφόρος ὁ πρωὶ ἀνατέλλων συνετρίβη εἰς τὴν γῆν ὁ ἀποστέλλων πρὸς πάντα τὰ ἔθνη”.


Come vediamo, hêlêl viene tradotto in ἑωσφόρος (Heōsphōros), aggettivo il cui significato alla lettera è “portatore dell’alba”, “stella del mattino” in riferimento a Venere. Un altro termine greco utilizzato per indicare Venere era “Φωσφόρος” (Phōsphoros) il cui significato è il più generico “portatore di luce” (titolo riservato anche ad altre divinità, come Hekate per esempio). “Portatore di luce” è propriamente il significato della parola latina Lucifer che ad opera della traduzione di Sofronio Eusebio Girolamo nel 382 d.C. per la sua vulgata decreterà la nascita del mito di Lucifero, angelo caduto. Il termine composto da lux (luce) e ferre (portatore) si rifà direttamente al greco Phōsphoros e non al più accurato Heōsphōros, ereditando quindi un significato più generico che in teoria avrebbe dovuto cogliere le caratteristiche aggettivali del termine nel senso di funzione, di titolo, piuttosto che lo sviluppo di una fantomatica entità a sé stante.

Vulgata:

“Quomodo cecidisti de caelo, Lucifer, qui mane oriebaris ? corruisti in terram, qui vulnerabas gentes?”

Alcuni erroneamente considerano Lucifero e Cristo come na stessa figura o due facce della stessa medaglia.

Questa considerazione non tiene conto di un discorso prettamente etimologico e linguistico. È vero, Cristo nel Nuovo Testamento viene definito “stella del mattino”, portatore di luce. Questo avviene puramente per il fatto che anche Cristo è “un lucifer”, laddove il termine rappresenta la funzione. Cristo, come la già citata Hecate, è “lucifer”, “light bringer”, “portatore di luce”.

La “stella splendida et matutina” in riferimento a Cristo che appare nell’Apocalisse di Giovanni al versetto 22:16 riveste perfettamente il significato di “hêlêl”, sebbene in questo caso non si tratti di un re in caduta ma di un re in ascesa, di ritorno, in un contesto escatologico che vede una battaglia cosmica finale tra “bene” e “male” alla fine dei tempi.

Ed anche la King James version, spostandoci sul territorio Britannico considera Lucifero come un’entità individuale:


“How art thou fallen from heaven, O Lucifer, son of the morning ! How art thou cut down to the ground, which didst weaken the nations!”


Molti spunti interessanti sono da ritrovarsi negli scritti apocrifi e non canonici, sopra tutti il libro di Enoch. Qui non è Lucifero a ribellarsi e ad approdare sulla terra con la sua schiera di angeli. Da un lato troviamo Asael (Azazel) e dall’altro Šemhazah. La loro schiera di angeli caduti, che prendono il nome anche di Grigori, Guardiani o eoni (nella tradizione gnostica) , insegna all’umanità le diverse arti, dalla lavorazione dei metalli alla cosmesi, incantesimi, astrologia ed altro ancora.

La figura degli angeli caduti si ritrova anche in una leggenda sumera, quella dei 7 saggi, gli Apkallu, che portarono all’umanità la civiltà, prima del diluvio.

Ogni cultura antica ha il suo Lucifero. L’orgoglio è dell’uomo e ne delinea il suo carattere.

Prometeo abbraccia l’archetipo Luciferiano senza prova di dubbio, rubando il fuoco degli dei per donarlo all’umanità. Questa azione porta ad un castigo da parte di Zeus che lo incatenerà ad una rupe ai confini del mondo per poi farlo sprofondare al centro della terra, nel Tartaro. Cosa dire del semidio greco Asclepio il cui bastone vede un serpente attorcigliato intorno. La sua luce e conoscenza erano quella della medicina, e per questo fu punito sempre da Zeus con la morte.

L’orgoglio incorruttibile di Iblis, nella tradizione islamica, lo vede rifiutare di prostrarsi dinanzi ad Adamo.



La divinità azteca Quetzalcoatl, il serpente divino e piumato, dio dell’alba e di Venere fu portarore secondo la mitologia, delle arti e della conoscenza sulla terra. E per questo subì anch’egli la punizione dell’esilio.

Nella tradizione Ugaritica, con l’epica di Baal, l’archetipo luciferiano può ritrovarsi anche in Athtar (Ištar in Mesopotamia) secondo alcune interpretazioni. Athtar, il cui potere governa Venere e che, sebbene non subisca caduta alcuna, si ribella al potente dio Ba’al.

Si potrebbe continuare con molti altri esempi ma lo spazio di un articolo non sarebbe sufficiente.

La conclusione è che Lucifero rappresenta un archetipo collettivo che include in se probabilmente tutte le precedenti figure ribelli e antinomiane.

Indipendentemente poi dagli approcci, siano essi razionalisti o teisti, è da considerare l’idea che col tempo la sua figura si sia rinforzata a tal punto da diventare una potente eggregora, forza-pensiero.

Invocare il nome di Lucifero significa invocare per via di un unico nome tutti gli archetipi e figure simili.

Lucifero è uno, nessuno e centomila.


 
 
 

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