La Messa Nera: dai Fibioniti a Madame La Voisin e LaVey
- Hekatean J.
- 26 apr 2018
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 13 feb 2020

di Hekatean J.
Quando si parla di Messa Nera l’immaginario collettivo ricorre immediatamente a crocifissi capovolti, vergini estasiate seminude su altari di pietra, uomini incappucciati e coppe colme di sangue.
Questa è anche probabilmente la concezione di chi, auto proclamandosi Satanista, non va al di là di un sistema iconografico in semplice e netto contrasto al Cristianesimo. Ma, parafrasando Levi nel suo "The Key of the mysteries", l’uomo bruto non fa altro che abbandonarsi alla legge dell’inerzia diventando per questo ancora più colpevole nei confronti della vita e di se stessi.
Occorre andare indietro nel tempo nello Gosticismo Cristiano, per trovare tracce embrionali di quel sistema di gesti ritualistici che andranno nel tempo ad essere parte integrante di una Messa Nera.
Nel suo “Occultismo, stregoneria e mode culturali, Mircea Eliade riprende Epifanio come fonte principale per raccontarci dei Fibioniti d’Alessandria (conosciuti anche come Borboriani). Setta gnostica le cui pratiche farebbero oggi impallidire anche il Cristiano più moderato causando disgusto e shock.
Dopo un pasto abbondante, i Fibioniti si lasciavano andare in atti di fornicazione di gruppo. Una volta che l’eccitamento aveva raggiunto l’apice culminato nell’orgasmo, i Fibioniti (sia uomini che donne) alzavano al cielo le loro mani colme di liquido seminale e, tra innnumerevoli bestemmie, pregavano offrendo al Padre della Natura di Tutto ciò che avevano nelle mani dicendo : “Ti offriamo questo dono, il corpo di Cristo.” In egual misura, anche le donne erano solite alzare al cielo le loro mani sporche di sangue mestruale, o persino mangiandolo, “Ti offriamo questo dono, il Corpo di Cristo”. Questi rituali erano legati alla cosmologia e teologia fibionite secondo le quali il Padre (o Spirito primordiale) generò Barbelo (Prounikos) che a sua volta generò Ialdabaoth, creatore del mondo inferiore. Tale mondo era governato dagli Arconti che godevano di una scintilla del potere di Barbelo. Per i Fibioniti lo sperma ed il sangue mestruale rappresentavano quel che veniva chiamato potere generatore. Per cui da esso mangiavano e traevano potere ed energia e i rapporti sessuali rituali avevano lo scopo di accelerare la reintegrazione dello stadio precosmogonico, la fine del mondo quindi l’avvicinarsi al Padre primordiale. Per questo lo sperma ed il sangue mestruale che mangiavano o coi quali si imbrattavano il viso ed il corpo era un consumo sacro che, secondo la loro teologia, accelerava il contatto col divino.
La prima traccia scritta e ufficiale che parli di Messa Nera risale al Concilio di Toledo XI del 675.
Tale concilio denunciava una pratica chiamata “Mass of the dead” (Messa dei morti) che risultava abbastanza diversa da quel che si può immaginare. Tale Messa non era un Requiem e non consisteva nel pregare in suffragio dell’anima di un defunto per alleviarlo dalle proprie pene o epurarlo dai peccato. Consisteva piuttosto nel “consegnare” un vivente alla morte. Una maledizione che prevedeva la sepoltura dell’immagine del nemico da distruggere.
Un funerale simbolico di un nemico vivente. Preti considerati in seguito eretici e adoratori del Diavolo conducevano questi rituali.
Nel sec XIX si contraddistingue la cosiddetta Messa di Saint Sécaire, di origine Francesce dell’area della Guascogna.
La messa di Saint Sécaire veniva condotta tra le rovine di Chiese abbandonate da un prete che prima della funzione si intratteneva in rapporti sessuali con una donna.
Il rito seguiva l’ordine della Messa Cristiana sebbene il prete “corrotto” recitasse il messale al contrario , consacrando un’ostia nera a forma triangolare e utilizzando al posto del vino dell’acqua proveniente da un pozzo in cui un bambino non battezzato era stato annegato. Il prete tracciava un segno della croce col piede sinistro nel suolo di terriccio circostante. L’atto finale consisteva poi nel prounciare il nome della vittima sulla quale lanciare la maledizione.
Persino Crowley ne scrisse a riguardo una breve storia inclusa nel suo Golden Twigs.
Sempre in Francia ebbe origine la “Messa dello Spirito Santo” che secondo la tradizione, sebbene di stampo ortodosso, doveva essere eseguita da un Monaco Francescano per favorire ed esaudire i desideri del richiedente messa.
In apparenza finalità e moventi erano innocenti e nobili. In pratica non tanto. Una leggenda racconta che una ragazza francese chiese questo rituale per far si che il suo amante tornasse da lei. Il che avvenne, ma lei morì quasi immediatamente a causa di un incidente colpita da un masso distaccatosi da una scogliera.
Ma senza dubbio la figura di rilievo principale che sta alla base della Messa Nera come la si concepisce oggi proviene sempre dalla Francia ed è Madame Catherine Monvoisin, detta “La Voisin”. Un personaggio alquanto diabolico e complesso: indovina, cartomante, produttrice di veleni su richiesta e ovviamente dedita alla stregoneria. Madame La Voisin era a capo di un folto gruppo di indovine che in quel di Parigi si davano da fare col praticare aborti, produrre liquori afrodisiaci e sostanze velenose e ovviamente organizzatrici di Messe nere.
Secondo i dati sarebbero state autrici della morte di circa 1000-2500 persone.

Per il suo largo giro di clientela, la Voisin organizzava Messe nere nelle quali si pregava Satana per esaudire i propri desideri che il piú delle volte coincidevano col desiderio di morte di un antagonista o nemico.
Le Messe nere di madame la Voisin prevedevano solitamente la figura di una donna che esercitava la funzione di altare umano sul quale veniva poggiata una bacinella che veniva riempita del sangue di un bambino (non si sa se ucciso per l’occasione o gia’ morto) che veniva sorretto su di essa.
La cliente di spicco di madame la Voisin fu la Marchesa di Montespan. La bellissima marchesa che aveva una tresca con Luigi XIV da quale ebbe 7 figli, si rivolse alla Voisin richiedendo una Messa Nera a discapito della Regina di Francia, moglie ufficiale di Luigi XIV.
L’Abbate Guiborn, dedito alle messe nere, condusse tre messe nere sul corpo nudo della Marchesa di Montespan. Sangue di bambini e vino furono mescolati e utilizzati come bevanda e anche per la realizzazione di un’ostia creata per l’occasione. Furono invocati Asmodeus e Astaroth per esaudire le richieste della Marchesa.
Non occorre dimenticare che anche i Cavalieri Templari furono accusati di eresia di di celebrare messe nere nel XIV sec cosi come il cosiddetto Sabba delle Streghe è da considerarsi progenitore della Messa nera moderna col suo Osculum infame e gesti rituali eretici e di disprezzo verso l’iconografia Cristiana.
La blasfemia e l’eresia, laddove non sono dei semplici gesti di disprezzo verso il Cristianesimo, privi di consapevolezza e puramente meccanici figli di una ribellione fine a se stessa, vanno a costituire il cosiddetto psicodramma molto caro ad Anton LaVey.
LaVey è onesto nel sottolineare nel suo “The Satanic Rituals” che sebbene la Messa Nera sia una valida cerimonia Satanica è stata nel tempo e nella storia eseguita anche da non-satanisti marcando quindi la non esclusività che oggi sempra imperare tra culti e ordini che ne reclamano la paternità.
La disonestà intellettuale è riprovevole e fornisce occasione di derisione e mancanza di credibilità.
Occorre dare a Cesare quel che è di Cesare, sempre.
Nella concezione LaVeyana lo psicodramma della Messa Nera con tutti i suoi gesti rituali, abiti e ornamenti, al di là della finalità esoterica, ha anche il ruolo di stimolare il subconscio che prende via via più forza evocativa, creativa e immaginifica se eseguito da un folto gruppo di persone.
Ma occorre crederci altrimenti se si partecipa per curiosità o puro divertimento allora si da vita ad una mascherata ridicola.
LaVey inoltre specifica la differenza tra rituale e cerimonia, essendo la prima orientata verso un fine e la seconda verso una celebrazione. E questa differenza sposta l’attenzione sull’erronea considerazione della Messa Nera intesa come semplice celebrazione blasfema fine a se stessa.
Anche laddove sia una celebrazione che poco si differenzi da un dramma teatrale, sempre secondo LaVey, serve per stimolare il subconscio dell’individuo definendo e producendo un distacco mentale dai dettami Cristiani che, anche seppur inconsapevolmente, sono nel nostro DNA da intere generazioni ultrasecolari.
Fateci caso. Chiunque nel suo percorso di vita passi da un background Cristiano (o altra religione rivelata) al Satanismo noterà il timore e titubanza iniziale al solo pronunciare il nome di Satana o Lucifero. Il susseguirsi di rituali Satanici e anche Messe Nere individuali come psicoterapia, aiuteranno l’inconscio ed il subconscio a liberarsi di tali paure fino a rendere la pronuncia o declamazione degli stessi nomi (Satana o Lucifero) un tripudio di libertà e gioia senza più alcun timore.

Per maggiori approfondimenti:
Encyclopedia of Witchcraft and demonology, Cathay Books 1974
Chambers Dictionary of the unexplained , 2007
Mircea Eliade, Occultismo stregoneria e mode culturali, 1976
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