Il Ratto dell'Anima
- Hekatean J.
- 13 lug 2018
- Tempo di lettura: 3 min
di VLTIMVS.515

IL RATTO DELL'ANIMA
L'influenza della New Age sulla spiritualità moderna ha determinato il lento denaturarsi di tutte le discipline, trasformate in leziose parodie di buonismo. Si dimentica che in un vero percorso spirituale non vi è nulla di zuccherino, luccicante e buonista. Questo è specialmente valido per le Vie di Mano Sinistra.
Una delle tendenze più marcate è quella di dimenticare l'efferatezza e la violenza presenti in tutte le religioni del mondo, dai monoteismi ai politeismi, senza esclusione alcuna. Satana viene trasformato in un dolce paparino, gli Angeli in amichevoli creature pronte a proteggere l'umanità da ogni male, rinnegando la Tradizione. Il Cristianesimo, anche se si ammanta di amore, luce e vita, è una delle religioni più cruente, il cui rituale principale è costituito da un atto di cannibalismo, di un dio incarnatosi in un corpo mortale per purificare, attraverso la Via Dolorosa, fatta di sofferenza e sangue, i suoi stessi fedeli. Senza dimenticare, ovviamente, le iconografie dei Santi, a volte degne del peggior film gore in circolazione.
È imperativo ricordare che ogni transazione è intrisa di violenza: dalla vita alla morte, dalla non vita alla Vita, dal profano al Sacro attraverso l'iniziazione. Persino la nascita è violenta, il venire al mondo è il primo atto di violenza, che squarcia i genitali femminili e la prima esperienza del neonato è una mutilazione, l'amputazione del cordone ombelicale che costituisce l'intimo legame con la Madre. La vita procede attraverso la separazione, la divisione successiva di ogni elemento per generare, generare e generare ancora.
Ogni vero atto di passaggio è marchiato dal sangue. Non deve quindi stupire se questo elemento sia ritenuto di un'importanza fondamentale e venga continuamente esaltato e ricercato, sia esso stilla delle proprie vene o di provenienza altra. Negare l'utilizzo del sangue per scopi rituali, o del sacrificio anche cruento, è negare il cuore della Tradizione stessa, negare l'essenza della Vita. È rifugiarsi in quel finto buonismo che inzacchera la società moderna: quando l'Adepto si piega ad esso, egli diventa debole e smette di essere un vero Iniziato. Se l'iniziando ha paura del sangue o della violenza, la sua prova è fallita.
Soprattutto nelle Vie di Mano Sinistra è essenziale la ricerca di un'evoluzione, anche se violenta, di una elevazione tramite la dissoluzione e la successiva rigenerazione, per ottenere supremazia e predominio prima di tutto sulla propria mente e sul proprio Sé, e solo dopo, una volta degni, sulla realtà circostante. L'errore che si fa di frequente è quello di dimenticarsi che il primo vero dominio da conquistare è quello su di sé, l'unico a dare accesso al potere sul mondo materiale, poiché è lo Spirito ad elevare la Materia, e non viceversa.
Alla violenza bisogna abituarsi e accettare di farci i conti: la Natura è di per sé violenta, il forte uccide il debole, il carnivoro si nutre dell'erbivoro, e chi ha un fucile, se sufficientemente scaltro, uccide tutti o spara a se stesso, rimuovendosi dall'eterno ciclo. Rinnegare la crudezza della realtà genera illusione e rende ancora più indulgenti verso le proprie debolezze, più legati a tutto ciò che, in questo mondo, è falso e illusorio. Al contrario, fronteggiare le proprie paure, le proprie insicurezze, i propri demoni, accettare la violenza insita nell'esistenza, ricordarsi che il sangue è il liquido primordiale dal quale veniamo forgiati e al quale torniamo con la morte, è una strada verso la libertà, che non può che poggiarsi sulla forza interiore ed esteriore, fisica e mentale.
Gli Gnostici descrissero il processo di incarnazione dell'Anima nella Materia come un atto di inaudita violenza. Il ratto di qualcosa di puro ed elevato, incatenato a qualcosa di corrotto e misero, come la carne. I loro testi sono pieni di descrizioni inquietanti e a tratti orrorifiche, che dipingono l'Anima come strappata dalla sua reale sede, dilaniata dal turbine delle passioni mondane, drogata e addormentata, incapace di Sentire e Vedere, inabile di ricordarsi di se stessa e dunque condannata per l'eternità a vagare inconsapevole in un labirinto senza uscita di reincarnazioni che la assoggettano, dall'inizio alla fine delle generazioni, al dolore, alla morte, alla sofferenza: al dramma del vivere una vita falsa, perché mortale.
Partendo da questi presupposti, come si può pretendere che liberarsi da questo giogo possa essere un processo dolce e indolore? Sarebbe come negare l'essenza ultima della realtà, a favore del buonismo e dell'indulgenza, per proteggersi dal dolore e dal senso di alienazione che derivano dal prendere coscienza di se stessi, e continuare così a raccontarsi una favola che lasci addormentata la nostra Anima, la quale non può però che anelare a un vero Risveglio.
Strappare le catene è doloroso, liberarsi richiede sacrificio. Tutto il resto è solo finzione, e chi perpetra la finzione è destinato a cadere miseramente.

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