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Consacrare, dal chaos al cosmos e piccoli gesti rituali quotidiani.

  • Immagine del redattore: Hekatean J.
    Hekatean J.
  • 31 gen 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

di Hekatean J.


CONSACRARE e piccoli gesti rituali quotidiani. Dal Chaos al Cosmos.

Vi siete davvero mai chiesti cosa significhi consacrare un oggetto ritualistico, un ciondolo o persino una stanza o una casa ? Il “depurare da qualsiasi negatività” è la risposta più comune e immediata. Giusto. Vi sono però anche risposte e dinamiche più complesse che vanno a iscriversi ad un sistema simbolico antico e appartenente al mondo arcaico. Un’ottima analisi ce la fornisce il rumeno Mircea Eliade nel suo libro (da leggere assolutamente) “Il Mito dell’eterno ritorno” pubblicato nel 1949, sebbene sviluppato e scritto tre anni prima. Eliade fu filosofo, studioso delle religioni e professore presso l’Università di Chicago. Premessa indispensabile: nel mondo arcaico, mancando i termini oggi utilizzati per definire e classificare, vi era il gesto, rappresentazione ed espressione della “cosa” in se. Un oggetto, nel momento che precede la consacrazione, viene ovviamente scelto. Nell’attimo in cui lo si sceglie diventa destinatario di una funzione magica e sacra, diviene “carico d’essere”. I conquistadores Spagnoli piantavano una bandiera nelle terre conquistate. In egual misura navigatori Inglesi conquistavano in nome del Re d’Inghilterra di turno le “guerre sante” in nome del Signore.

Un passaggio di Michael Ford dal suo “Vox Sabbatum” è indicativo e chiaro al riguardo:

“Simboli, oggetti, talismani, statue e cristalli racchiudono in se un potere deifico nella mente dell'operatore o stregone. Sono una connessione magica attraverso la quale il sé realizza associazioni comuni con la formula "voglio-desidero-credo". Questo riveste tali oggetti della capacità attraverso il potere interno che rappresentano, di trasformare, maledire, invocare immaginazione e ispirazione.” (Vox-Sabbatum)

Tornando all’analisi di Eliade, l’autore ci parla del “cosmizzare” come gesto rituale. Un passaggio e trasmutazione dal “chaos” al “cosmos”. Il gesto di consacrare è un gesto di creazione, di dar nuova vita ad un qualcosa. E nel suo simbolismo ci rende creatori del nostro microcosmo e tutto ciò che in esso vive.

Quotidianamente effettuiamo gesti rituali di cui neanche ci rendiamo conto più. Il nutrimento. Se il nutrimento fosse semplicemente un bisogno fisiologico individuale, ne conseguirebbe che i pasti più importanti del giorno andrebbero vissuti dai diversi membri di un nucleo familiare in totale individualità e solitudine. Il padre mangerebbe un panino in salotto, la madre un’insalata in cucina e il figlio un hamburger nella propria stanza. Simbolicamente sarebbe una disgregazione del simbolo della famiglia, rappresentato dalla medesima seduta attorno ad un tavolo, allo stesso momento. È evocazione della sacralità dell’unione del nucleo familiare.

Anche il caffè mattutino prima di andare a lavoro, in quest’ottica, potrebbe essere visto come un gesto rituale. Tenendo conto dell’assuefazione della caffeina e delle abitudini, non sorprende come molte persone mancando questo appuntamento quotidiano affrontano la giornata di cattivo umore. Il caffè può essere visto come “benedizione” di un nuovo giorno, di una giornata lavorativa.

“La vita di ogni uomo è ripetizione ininterrotta di gesti inaugurati da altri” scrive Eliade. Ed il passaggio da chaos a cosmos lo si trova anche nella concezione di “archetipo celeste” che andava a costituire il corpus architettonico e urbanistico di città antiche. La “Gerusalemme celeste” esisteva come archetipo celeste nelle parole di YHWH, ancor prima della sua costruzione. Il tempio, il fiume, la montagna sacra come emblema del cielo e della terra in totale unione simbolica.

“Ogni territorio occupato con lo scopo di abitarvi o di utilizzarlo come « spazio vitale » è prima di tutto trasformato da « caos » in « cosmos »; cioè, per effetto del rituale gli viene conferita una « forma » che lo fa così divenire reale. Perciò il reale per eccellenza è il sacro, poiché soltanto il sacro è in un modo assoluto, agisce efficace- mente, crea e fa durare le cose. Gli innumerevoli gesti di consacrazione — degli spazi, degli oggetti, degli uo- mini, ecc. — tradiscono l'ossessione del reale, la sete del primitivo per l'essere. “

 
 
 

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