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Bael e la sua simbologia Goetica

  • Immagine del redattore: Hekatean J.
    Hekatean J.
  • 13 apr 2018
  • Tempo di lettura: 9 min

Aggiornamento: 13 feb 2020

DI Hekatean J.


Bael è ormai raffigurato nell'immaginario collettivo con la triplice e ibrida forma di Re Demone con tre teste (umano, rospo e gatto) e con la parte inferiore del corpo composta dalle 8 gambe di ragno.

Chi ha creato questa associazione e come ci si è arrivati.

Quella che andrete a leggere è la mia personale deduzione, tenendo conto dell'evolversi della simbologia dei suddetti animali a partire dalla mitologia egiziana e sumera sino al medioevo, all'inquisizione e alla demonizzazione avviata dal Cristianesimo.

Andiamo ad analizzare gli animali menzionati, uno per uno.



Ragno

Quel che viene subito in mente quando si pensa al ragno è la sua estrema laboriosità. Astuzia, mimetismo e perfetta produzione simmetrica di piccole opere d’arte per mezzo della sua tessitura. Rapidità dei movimenti ed estrema intelligenza.

Oggi il ragno fa ribrezzo ai più ma nell’antichità non era affatto cosi. Si basti pensare all’epoca dei romani in cui incontrare un ragno era segno di buon auspicio. Non solo, si credeva che le sue ragnatele avessero persino dei poteri cicatrizzanti, tant’è che venivano poste su ferite.

Occorre fare un viaggio nel tempo, molto indietro sino all amitologia Sumera.

UTTU, figlia di Enki e Ninkurra era la dea della tessitura, donna-ragno le cui tessiture andavano a formare la rete della vita. La mitologia narra che, incestuosamente, Enki seduce Uttu mettendola incinta. La sposa di Enki Ninhursag riuscirà a rimuovere il seme dello sposo da Uttu seminandolo nella terra. Da li nascono 8 piante che, successivamente mangiate da Enki, diedero vita a 8 divinità minori.

Interessante questo numero 8 dato che il ragno possiede 8 gambe.

Cronologicamente ci troviamo intorno al 2500 a.C.

Il ragno simbolicamente rappresenta uno degli aspetti del fato; in grado di tessere la rete della vita e del destino.



UTTU




Bellezza femminile e tessitura sono nuovamente associate anche dai poeti classici.

Ovidio nel VI libro delle sue Metamorfosi (datate nei primissimi anni d.C.) ci parla di Aracne (Aragne). Talmente brava a tessere che mise in giro la voce che la dea Atena avesse imparato da lei. Questo ovviamente non piacque ad Atena che la sfidò a duello. Il duello senza alcun dubbio andò a favore della potentissima Atena che distrusse la tela di Aracne. Quest’ultima si suicidò impiccandosi ma la vendetta di Atena proseguì. La dea trasformò Aracne in un ragno condannandola a tessere per l’eternità dalla bocca, castigata per la supponenza e arroganza dell’aver sfidato una Dea.

Storia simile nell’antico Egitto. Neith, patrona di Sais, oltre che divinità legata alla caccia e alla guerra, aveva tra i suoi simboli anche quello del telaio. Venne considerata dea della tessitura. Tra l’altro curioso il fatto che fosse considerata progenitrice degli dèi, che avrebbe partorito Ra, restando vergine. Dovrebbe far venire in mente temi molto vicini a noi imposti dal Cristianesimo.

Dai Greci venne identificata in Atena (Platone, Timeo)

In seguito, da Plinio il Vecchio ( I d.C) a Isidoro di Siviglia (VII d.C.) il ragno continuerà ad esser lodato per la sua estrema ed instancabile laboriosità e genio artistico.



NEITH




Con l’imporsi delle religioni rivelate e monoteiste la concezione e la simbologia legata al ragno inizia a cambiare e ad assumere connotazioni estremamente negative.

<<E s'assomigliano quelli che si scelsero alleati altri che Dio, al ragno che si sceglie una casa, ma la più tenue delle case è la casa del ragno, se essi sapessero! >>

Sura XXIX, Corano. Conosciuta come la Sura della Conversione.


Per il Cristianesimo,il ragno è il simbolo del male, del diavolo tentatore che tende la sua rete per catturare l’anima degli uomini attratti da ogni tipo di vizio.

Occorre però ricordare di come il Dio abramitico si serva del ragno per i propri scopi.

Nell’ antico testamento, mentre il ragno è il simbolo dell’instabilità,la ragnatela viene usata da Dio per compiere un miracolo: Davide,perseguitato da Saul,si rifugia in una caverna vicino a Gerusalemme dove Dio invia un ragno che tesse la sua tela all’entrata,impedendo in questo modo l’ingresso del futuro re.

Da questo momento in poi il ragno andrà ad assumere connotazioni negative, legate al diabolico così come il pipistrello, il serpente ed il rospo.

E più il Cristianesimo si afferma e si impone, più queste concezioni fanno strada nell’immaginario collettivo e nel folklore.

Inganno e peccato diventano sinonimi di ragno e ragnatela nell’iconologia cattolica.

Nel Libro sulla natura degli animali, un bestiario toscano del XIV secolo, il ragno viene descritto come “uno vermicello” che cattura nella sua rete, in virtù del suo ingegno e astuzia, mosche, zanzare e mosconi. Il ragno è paragonato al demonio, che tiene sempre tese le sue reti ed i suoi lacci per catturare le anime degli uomini (cerca di indurre gli uomini al peccato attraverso le tentazioni dei piaceri e dei vizi). Il Signore, che tutto conosce, cerca di trattenere l’uomo dalle trappole del demonio, che sono i lacci tesi con la superbia, la vanagloria, la lussuria, l’invidia, l’avarizia, l’odio e la falsità, e di avvisarlo non si stanca mai. Nessuno riesce a scappare una volta finito nella tela del ragno (diavolo) e questi uccide la malcapitata preda (uomo peccatore dannato per l’eternità) senza pietà, succhiandogli via tutto il sangue. L’insegnamento morale che se ne deve trarre è dunque che agisce bene chi fin dall’inizio riflette sull’esito delle sue azioni.

L’Abate di Montecassino, Teobaldo, nel XI sec. rimaneggiò il Physiologus (sebbene la prima edizione fu stampata nel 1488), primo bestiario in assoluto di origine Greca, paragonando il ragno allegoricamente al “diavolo”:

Tessendo le proprie ragnatele tenta di catturare l’uomo nel peccato. Velenoso e creatura della notte in quanto teme il sole, quindi il bene. Proprio di notte, quando le difese dell’uomo sono più basse, il ragno ha più potere di catturare e divorare le proprie prede.

Non molto distante dalla connotazione negativa-maligna è quella del fenomeno pseudo-religioso del Tarantismo.

Il trattato De venenis del fiorentino Cristoforo degli Onesti (seconda metà del secolo XIV) contiene un capitolo, De morsu tarantulae, che sembra essere il più antico riferimento al tarantismo come sindrome da avvelenamento dovuta al morso di un animale, reale o immaginario che fosse.

Il tarantismo si connotò come fenomeno storico, religioso (nel leccese), pagano (nel tarantino, brindisino e materano), che caratterizzò l'Italia meridionale e in particolare la Puglia fin dal Medioevo; La "cura" tradizionale è una terapia di tipo musicale coreutico, durante la quale il soggetto viene portato ad uno stato di trance nel corso di sessioni di danza frenetica, dando luogo a un fenomeno che è stato definito un "esorcismo musicale”.

Ovviamente la Chiesa ne prese le distanze in quanto, la donna durante questo esorcismo-musicale, assumeva delle posture sessualmente provocanti e inappropriate per l’immagine “sacra” e integerrima della Chiesa.



Il gatto

Stessa sorte toccò al gatto (specialmente quello nero) per mano del solito Cristianesimo a partire dal XIII sec.

Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Rama che è il primo documento ecclesiastico ufficiale che condanna il gatto nero come incarnazione di Satana e dava l'avvallo della chiesa di Roma allo sterminio dei gatti e delle loro padrone,con essa autorizzava lo sterminio, a nome di Dio, di tutti i gatti neri e non. Così facendo, ogni "vero cristiano" poteva torturare e uccidere qualsiasi gatto gli capitasse fra le mani. Gli venivano inflitte le torture più terribili: scorticati, bastonati, bruciati vivi, addirittura crocifissi o buttati giù dai campanili delle chiese durante le festività sacre.

Papa Innocenzo VIII (1484-1492) scomunicò ufficialmente tutti i gatti. Nella sua bolla papale Summis desiderantes, emanata nel 1484, istigò misure molto severe nei confronti di maghi e streghe in Germania,si dichiarò aperta la caccia alle streghe e, a quei tempi, ogni persona che veniva vista in compagnia di un gatto o nutrire un gatto era accusata di tale crimine. Moltissime persone persero la vita e vennero orrendamente bruciate e condannate per crimini che non avevano commesso. Tempi duri per gli amanti dei gatti.I principi da lui enunciati vennero in seguito incorporati nel famoso Malleus Maleficarum (noto anche con il nome di Martello delle Streghe), il libro più ignobile utilizzato dalla Santa Inquisizione. Pubblicato per la prima volta nel 1486 in esso vi erano elencati tutti i sintomi e le caratteristiche che bastavano per far sospettare una donna di stregoneria.

Il prendersi cura di uno o più gatti neri era motivo sufficiente per finire sul rogo.

Il teologo Alano di Lilla arrivò a supporre che il termine cataro, con cui venivano indicati i seguaci del movimento eretico di Gregorio IX, derivasse dal latino catus, cioè gatto, perché "si dice che adorino il diavolo sotto le sembianze di un gatto" a cui tributavano l'osculum infame durante le loro riunioni.

<<Cathari dicuntur a catu, quia ut dicitur, osculantur posteriora catti, in cuius specie, ut dicunt, apparet eis Lucifer >>

E pensare che 3.000 anni prima dell’avvento del Cristianesimo l’Antico Egitto venerava la dea-gatto Bastet (paragonata alla dea greca Artemide), figlia di Ra dio del sole.

Bastet aveva una sorella, la leonessa Sekhmet, controparte maligna.

Edward Topsell, clericale inglese cinquecentesco, nel suo bestiario scrisse del gatto :

“Gli Egizi hanno osservato negli occhi di una gatta le varie fasi lunari perché con la sua luna piena splendono di più mentre la loro luminosità diminuisce con la luna calante e il gatto maschio muta l'aspetto dei suoi occhi in relazione al sole, infatti quando il sole sorge la sua pupilla si allunga, verso mezzogiorno si arrotonda e la sera non si vede affatto e sembra che l'intero occhio sia omogeneo”.

Nell’antico Egitto il gatto venne ritenuto sacro al sole e ad Osiride, la gatta invece consacrata alla luna e ad Iside.

Anche gli Etruschi e i Romani conoscevano il gatto, del quale apprezzavano i servigi sia come animale da lavoro (per debellare i topi) che da compagnia.

La dea latina Diana, associata alla luna, alla femminilità e alla magia, proteggeva la gravidanza e intratteneva un rapporto privilegiato con la natura, i boschi, gli animali e le piante. Ella, per sedurre il fratello Apollo e concepire da lui un figlio, prese forma di gatto.



BASTET






Il Rospo/rana

Esempio lampante è quello della dea egiziana Heket, raffigurata con la testa di rana.

La rana era il simbolo dell’abbondanza e rigenerazione della natura in quando compariva solitamente, e in gran numero, dopo una esondazione del Nilo. Heket era quindi espressione e simbolo della fertilità e rigenerazione, paredra del dio Thot.

Ma il rospo, o l’ibrido donna-rospo, persino nelle culture pre-indoeuropee, dall’Anatolia sino al mediterraneo, veniva spesso associato alla Dea Madre.

E volendo sconfinare geograficamente, in una leggenda azteca, la rana era origine dell’intero universo: Quetzalcoatl, il dio serpente-uccello e Tezcatlipoca, il dio mago-giaguaro, la trovarono nel mare primordiale. Ne divisero il corpo a metà e con esso crearono il cielo e la terra.



HEKET



Dai tempi di Zoroastro (VI a.C.) il rospo iniziò ad essere considerato come molteplice manifestazione del male.

Ma venne il medioevo, e venne l’Inquisizione.

Il rospo assunse cosi connotazione malefica, alleato delle streghe ed espressione del maligno.

Si credeva che durante le adunate e i Sabba, per l’adorazione del diavolo, i partecipanti mutilavano e tagliavano in pezzi i rospi.

E adesso arriviamo al topic centrale dell’articolo.

L’immagine e la simbologia goetica di Bael.

Nel 1577 Johann Weyer da alla stampa il suo volume di demonologia Pseudomonarchia Daemonum. Il testo, fondamentale per i testi di goetia che verranno in seguito, presenta 69 demoni piuttosto dei soliti 72.

Qui Bael appare come primo demone :

“Primus Rex, qui est de potestate Orientis, dicitur Baël, apparens tribus capitibus, quorum unum assimilatur bufoni alterum homini, tertium feli. Rauca loquitur voce, formator morum & insignis certator, reddit hominem invisibilem & sapientem. Huic obediunt sexagintasex legiones.”

Primo Re, dominatore dell’est che, quando evocato, appare con tre teste: uomo, rospo e gatto. Parla con voce rauca e domina una legione di 66 demoni sottoposti.

Le descrizioni del Pseudomonarchia Daemonum saranno riprese in maniera anche figurata nel Dictionnaire Infernal di Jacques Collin de Plancy pubblicata nel 1818.

Il processo di demonizzazione cristiano è gia’ in corso durante la scrittura del Pseudomonarchia Daemonum. Il Malleus Maleficarum fu pubblicato 90 anni prima dell’opera di Weyer. L’opera di de Plancy invece nasce al tramonto dei fantasmi dell’Inquisizione, del processo a Galilei e agli ultimi roghi, sebbene ormai sporadici.

È importante contestualizzare dal punto di vista temporale la scrittura di quesi trattati di demonologia, specialmente quello di Weyer.

Abbiamo visto come dal punto di vista cronologico e temporale, gli animali che vanno a costituire l’immagine simbolica di Bael siano passati ad una connotazione negativa e diabolica con l’avvento e l’imposizione del Cristianesimo e con la caccia alle streghe.

Il processo di demonizzazione ha portato alla seguente conversione :

rana : fertilità/rigenerazione -> manifestazione del demonio, stregoneria.

gatto: sole/luna -> incarnazione di Satana

ragno: tessitore del destino e della vita-> inganno e tessitore delle trappole del peccato.

Per cui l’immagine ibrida e triplice di Bael presenta il demone come uno dei più potenti Re (se non il più potente nella gerarchia infernale) la cui strategia si basa sull’inganno, sull’astuzia, sulla trama e pianificazione di qualsiasi attacco.

Bael genera guerra e distruzione si, ma ben pianificata come un ragno produce la sua ragnatela per far cadere le sue vittime.

Guerra genera vittoria, vittoria genera potere e fertilità.

È importante ribadire alla luce di questa analisi simbolica che qualsiasi Satanista si appresti ad utilizzare simbologie Goetiche deve essere ben conscio di utilizzare una simbologia che nasce dalla tradizione giudeo-cristiana. Ma non vi è scandalo.

Satana è una parola ebraica e la terminologia e iconografia satanista odierna proviene dalla tradizione giudeo-cristiana. Il che non è un male (sebbene pateticamente e ipocritamente molti satanisti la ripudino ) ma è un dato di fatto.

Nell’approccio e visione satanica di contestare, rovesciare e screditare l’iconografia cristiana allora va benissimo utilizzare tali simbologie.

 
 
 

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